I Trabucchi - PROLOCO Termoli (CB)

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I TRABUCCHI

Il trabucco è uno dei più antichi strumenti di lavoro dei pescatori diffusi lungo la costa adriatica, in particolare tra l’Abruzzo e il Gargano. Secondo alcuni storici pugliesi i trabocchi sarebbero un’invenzione importata dai fenici. La più antica data di esistenza documentata risale al XVIII secolo, periodo in cui i pescatori dell'Abruzzo dovettero ingegnarsi per ideare una tecnica di pesca che non fosse soggetta alle condizioni meteomarine della zona. I trabucchi, infatti, permettono di pescare senza doversi inoltrare per mare: sfruttando la morfologia rocciosa di alcune zone pescose della costa, venivano costruiti nel punto più prominente di punte e promontori, gettando le reti verso il largo attraverso un sistema di monumentali bracci lignei. Secondo antica tradizione di tutto l'Adriatico, venivano realizzati degli impalcati per la navigazione da cabotaggio per il trasporto dei prodotti della terra come cereali, olio, vino, sale, mortella, legname da costruzione, verso i mercati della Dalmazia, del Regno di Napoli, dello Stato della Chiesa, dell'Austria e della Repubblica di Venezia. In pratica, non esistendo strade di collegamento a lunga percorrenza sul territorio, a causa della sua orografia accidentata, era onere delle locali autorità feudali o della borghesia terriera costruire    e mantenere queste strutture per facilitare lo smercio dei prodotti delle loro terre, come risulta dal rendiconto degli erari dell'Abbazia di S. Giovanni in Venere, e su cui è conforme la storiografia ufficiale. Il trabucco è tradizionalmente costruito col legno di pino d'Aleppo, il pino comune in tutto il medio Adriatico; questo perché è un materiale pressoché inesauribile, data la diffusione nella zona, modellabile, resistente alla salsedine ed elastico, per resistere alle forti raffiche di maestrale che battono il basso Adriatico.   La tecnica di pesca, peraltro efficacissima, è a vista. Consiste nell'intercettare, con le grandi reti a trama fitta, i flussi di pesci che si spostano lungo gli anfratti della costa. I trabucchi sono posizionati là dove il mare presenta una profondità adeguata (almeno 6 m), ed eretti a ridosso di punte rocciose orientate in genere verso SE o NO, in modo da poter sfruttare favorevolmente le correnti.
La rete (che tecnicamente è una rete a bilancia) viene calata in acqua grazie a un complesso sistema di argani e, allo stesso modo, prontamente tirata su
per recuperare il pescato. Ad almeno due uomini è affidato il durissimo compito di azionare gli argani preposti alla manovra della gigantesca rete, nei piccoli trabucchi della costa molisana e abruzzese l'argano è azionato spesso elettricamente. Sul trabucco operano in norma quattro uomini (che si spartiscono i compiti di avvistamento del pesce e di manovra), detti "traboccanti". Parlando più nello specifico della costa termolese, i trabucchi (“trabucche” in termolese) arrivano nel 1850 grazie al pescatore termolese Felice Marinucci, che li vide per la prima volta mentre con la sua barca a vel si dirigeva verso Ancona.  Secondo il racconto, nel corso del viaggio, fu attratto da questo strano strumento, formato da una fitta palizzata conficcata tra gli scogli, sulla quale era appoggiata una solida piattaforma fatta di assi di legno. Il pescatore ne rimase subito affascinato e, dopo avere assunto sufficienti informazioni sulla sua efficacia, decise di costruirne uno anche a Termoli, esattamente a Marina di San Pietro. Nacque così il primo trabucco di Termoli, al quale, nel 1950, un secolo dopo, ne seguirono circa una decina, situati per la maggior parte lungo il borgo antico.  E’ facile immaginare quanto fosse importante per una città di mare, posizionata sulla costa adriatica notevolmente ventosa, non essere ostacolati nella pesca in caso di maltempo. Negli anni più recenti, gli storici trabucchi termolesi sono stati più volte ridisposti a causa del maltempo.
Oggi come allora,  i trabucchi sono privati e appartengono a cittadini termolesi.

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