Madonna a Lungo - PROLOCO Termoli (CB)

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"Madonna a Lungo"
Il pellegrinaggio al Santuario di Santa Maria della Vittoria, detto più semplicemente “Madonna a lunga”, che si tiene ogni martedì dopo Pasqua,

vuole ricordare ciò che accadde nell’anno 1566, quando il gran Sultano Solimano, bramoso di invadere e saccheggiare i paesi costieri delle regioni italiane, mirava ad occupare qualche isola in prossimità della costa.

Fallita l’impresa di espugnare Malta, rivolse le sue mire sulle coste adriatiche da Pescara in giù fino alle isole Tremiti. Affidò l’impresa a Pialì Pascià, quale comandante dell’armata di mare e a Mustafà, generale dell’esercito di terra. Fu così che nell’estate del 1566 la flotta ottomana minacciò le coste adriatiche con continui saccheggi e azioni distruttive. Verso la fine di luglio si diffonde il terrore in tutte le coste abruzzesi. I Turchi sono intenzionati a sbarcare, conquistare e distruggere la fortezza di Pescara, operazione fallita perché all’interno vi era una potente guarnigione Spagnola dotata di forte artiglieria. Tentato inutilmente l’assedio, il generale Pialì Pascià ordina l’invasione del litorale più a sud di Pescara che risulta sguarnito di ogni difesa.

La mattina del 30 luglio, circa 7000 Turchi sbarcano alla foce del fiume Foro, con l’intento di rifornirsi di acqua e di far bottino del territorio circostante. L’orda Saracena mette a ferro e fuoco la città di Francavilla portando via anche l’arca d’argento ove era custodito il corpo di S. Franco. Il giorno successivo, i Turchi si spingono in parte verso l’interno  della valle del Foro e in parte verso Ortona, saccheggiando e incendiando, lasciando morte ovunque.

Navigando più a sud Pialì con le galee cariche di soldati, dopo aver veleggiato a largo delle isole Tremiti il 2 agosto 1566 si portò nelle acque di Termoli. La popolazione, vedendoli arrivare, stremata dalle precedenti vicende storiche, abbandonò la città rifugiandosi nelle campagne e in gran parte nella vicina Guglionesi; la città deserta restò in balia degli invasori.

Questi irritati di averla trovata abbandonata e con i segni della desolazione, sfogarono la loro rabbia con la Cattedrale, restaurata dal re di Napoli. Penetrati in essa fecero scempio di tutto, appiccando anche il fuoco nel luogo sacro. Della splendida e venerata Cattedrale rimasero solo le pareti quasi calcificate e l’artistica facciata che con i segni e i danni del fuoco ancora impressi nella pietra, parla attraverso i tempi della primitiva magnificenza. Sembra che i pirati in quella funesta occasione portassero via anche una grossa campana dedicata a S. Caterina.


La festività della “Madonna a lunga”, vuole rievocare, quanto è accaduto durante l’assalto dei Turchi al Borgo nel 1566, descritto prima. L’unica differenza è, che questa festa è un pellegrinaggio, in cui si ricordano tutte quelle persone che in cerca di rifugio, andarono in questa chiesetta di campagna per rifocillarsi e poi ritornare a combattere. Oggi, da tutte le chiese della città, si raggiunge il santuario a piedi pregando e intonando canti; dopo la messa, i ragazzi affollano i campi che circondano il santuario di Santa Maria della Vittoria, per pranzare insieme con pasta al forno e l’immancabile pane con la frittata, una vera e propria scampagnata fuori porta che i termolesi e non solo, compiono ogni anno.  Il predicatore Serafino Razzi (priore del convento di S. Marco a Firenze, in viaggio per le prediche di Pasqua tra l’Abruzzo ed il Molise) così descrive questa festività a 11 anni dall’assalto, nel 1577:

“Alli 9 aprile 1577, terzo giorno di Pasqua, andai a predicare alla sopradetta chiesa di S. Maria di  Valentino, altrimenti detta Santa Maria longa ove ciasched’un anno in cotal dì concorre assai popolo, non solamente di Termoli, ma ancora d’altre terre vicine. Viene in particolare milizia di Termoli, cò tamburo, bandiere et ordinanza militare. E poscia nel ritorno combattono alla città dalla parte di terra, c’ò assai piacevole spettacolo: difendendola di dentro da un’altra mano di giovani in abito turchesco, c’ò insegna e tamburi dall’una parte e dall’altra.

E finalmente dopo molte Ambasciate mandate innanzi e indietro: e dopo molte scaramucce fatte et assalti dati, intorno a mezzodì la presero, senza però scandalo o danno alcuno.

E si dee notar; come a detta S. Maria di Valentino, edificata in un vago boschetto, dette le messe, e fatta la predica, quasi tutti fanno collazione dei cibi qui preparati, e portati, onde poi ritornando possono combattere la città nel modo predetto.”
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