La Città - PROLOCO Termoli (CB)

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TERMOLI

TERMOLI è una città costiera di circa 31706 abitanti (fonte ISTAT maggio 2007), situata nella regione Molise, nella provincia di Campobasso. La città si affaccia sul Mare Adriatico ed ha un’altezza che va dai 0 ai 178m sul livello del mare. Geograficamente si colloca tra il fiume Biferno (a sud) e il torrente Sinarca (a nord) entrambi a carattere torrentizio.
Si caratterizza per la presenza di un promontorio sul quale sorge l’antico borgo marinaro, delimitato da un muraglione che cade a picco sul mare. La città si estende oggi sulla costa e verso l’interno, ma il suo centro propulsore è il promontorio sul mare Adriatico, sede del caratteristico Borgo Antico, topograficamente diviso dal resto della città dalle mura di contenimento e dal Castello. Nella regione è uno dei comuni di maggiore importanza.
Grazie alla sua vantaggiosa posizione geografica, attraverso Termoli è possibile raggiungere le isole Tremiti (FG) più velocemente rispetto ad ogni altro scalo portuale sia della Puglia che dell’Abruzzo. Inoltre è attivo un servizio estivo di collegamento veloce con la Croazia.
Naturalmente Termoli non è collegata solo via mare, ma si possono raggiungere i paesi limitrofi con molta semplicità con vie di comunicazione come la ferrovia, infatti la stazione di Termoli collega la città alla linea ferroviaria Milano-Lecce, mentre il casello assicura il collegamento con l’autostrada A 14 Adriatica. I collegamenti stradali sono inoltre assicurati dalla Strada Statale 16 Adriatica, che attualmente passa in variante esternamente al centro abitato, per agevolare lo scorrimento dei mezzi e non creare ingorghi, e dalla Strada Statale 87 Sannitica.
Essendo ben collegata, è stato possibile facilitare i trasporti e quindi aiutandola nell’economia. Infatti Termoli è diventato il centro più importante del Molise, in costante espansione e il suo sviluppo è dovuto dalla costruzione di grossi impianti industriali, in primis quello della FIAT Powertrain (nato nel 1972) e di altri stabilimenti. Il nucleo industriale di Termoli è, tutt’oggi, il fulcro dell’economia del Basso Molise.
Lo stabilimento della FIAT ha prodotto nel corso degli anni importanti motori come il Fire 1000; nel 2003 ha risentito dell’alluvione che ha colpito la zona, subendo notevoli danni, ma riuscendo comunque, dopo due anni, a raggiungere profitti superiori a quelli del 2003 e continuando a migliorarsi per dare un posto sicuro a moltissimi giovani molisani e non solo.
Oltre allo stabilimento automobilistico, è di recente costruzione una centrale turbogas a ciclo combinato da 770 MW di proprietà della Sorgenia S.P.A., un’altra importante industria è lo zuccherificio sulla SS 87.
È inoltre in realizzazione un interporto, che sarà un opera di grande rilevanza consistente in un centro polifunzionale organico a supporto dell’interscambio strada-acqua-rotaia con un bacino d’utenza potenziale comprendente l'area socio-economica regionale, dell'alta Puglia e basso Abruzzo con possibile ampliamento alla zona basso-laziale e alto-campana. Altra opera in via di realizzazione è il nuovo braccio del porto turistico in località di marina di San Pietro parallelo al molo già esistente; il termine dei lavori è previsto per il 2009.
Ma non dobbiamo assolutamente dimenticarci della nostra risorsa primaria, su cui Termoli fonda le proprie radici: la PESCA.
Oltre alla pesca a strascico, molta importanza hanno avuto, a partire dalla metà dell'Ottocento, anche i trabucchi, che durante l'ultima guerra provvedevano da soli al fabbisogno alimentare della comunità, allora molto meno numerosa rispetto a quella attuale, ma la cui esistenza è oggi fondamentale in quanto integrato nel paesaggio termolese, non solo a livello storico e culturale, ma soprattutto affettivo (infatti sono centro di ritrovo per alcuni anziani pescatori). Inoltre la città di Termoli fa parte dell'Associazione Nazionale Città del Pesce di Mare.
Quindi è un dato di fatto che Termoli è la principale città marinara del Molise, infatti il porto è l’unico scalo marittimo di una certa importanza nel Molise. Il porto non è solo una struttura turistica balneare, ma anche un centro peschereccio con varie attività commerciali e industriali.
Nel periodo Svevo, il porto aveva grande importanza, infatti Federico II lo collocò all’interno di un vasto programma di riorganizzazione degli approdi dell’Adriatico, ridisegnando il ruolo della città come posto commerciale e punto di imbarco per le crociate.
Oggi l'infrastruttura è caratterizzata dalla presenza di due moli: quello sud adibito a porticciolo turistico (è in via di realizzazione un secondo molo turistico parallelo a quello esistente con moli secondari), mentre quello nord, che parte dall'unico braccio del porto, ospita i cantieri navali di Termoli (CNT), attualmente gravati da una crisi societaria. La banchina tra il molo sud e il braccio ospita, come la prima parte del braccio portuale stesso, il porto peschereccio e i mezzi della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza mentre la seconda parte del braccio accoglie le navi passeggeri dirette in Croazia e alle Isole Tremiti.
Nel corso dell'anno, data la vastità dell'area a ridosso del centro cittadino, è utilizzato anche per feste popolari (tra queste l'annuale ricorrenza della "Sagra del pesce") o concerti. Nell’ottobre 2007 è stato organizzato anche un motoraduno mondiale di Harley Davidson (5° H.O.G.® Italian National Rally).
Termoli, insieme a Campobasso, Isernia e Pesche (IS), è una delle sedi dell' Università degli studi del Molise. Nella nuova e moderna struttura, che si affaccia sul mare, sono presenti le seguenti Facoltà: Economia, con i Corsi di Laurea in Scienze Turistiche (corso certificato dal World Tourism Organization), Economia Aziendale (indirizzo Economia delle Imprese Turistiche) ed il Corso di Laurea Specialistica in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici; Ingegneria, con il Corso di Laurea in Tecniche dell'Edilizia e Medicina con il Corso di Laurea in Infermieristica che si svolge però presso il Polo didattico dell'Ospedale civile "San Timoteo".
Inoltre nel territorio sono dislocati vari impianti sportivi, quali campi da calcetto, basket, un kartodromo, nonché un bocciodromo e la piscina Comunale, costruita nel 1985. Le numerose pratiche sportive (calcio, nuoto, windsurf, kitesurf ecc.) sono molto praticate dai cittadini termolesi.
Lo sport termolese è concentrato principalmente sul calcio, la società calcistica "storica" della città è l'U.S. Termoli. Nella cittadina è presente anche una sede dell'AIA (associazione italiana arbitri) intitolata a Daniele Rettino, giovane arbitro scomparso nel gennaio 2007 in seguito ad un incidente stradale dopo aver condotto una partita. Può vantare la presenza di un assistente arbitro di serie A che è Alessandro Petrella.
Termoli ha anche un circolo della vela per gli amanti di questo sport, situato a Rio Vivo; è un centro importante e spesso ospita importanti manifestazioni.
Per tenere sempre vivo il cuore sportivo, nella città è stata organizzata durante l’estate 2007, la Notte Bianca dello Sport, che verrà riproposta anche a luglio 2008, grazie al notevole successo avuto l’anno precedente.

CENNI DI STORIA E MONUMENTI
La città avrebbe origini greche; questa tesi è avvalorata dalla vicinanza della costa molisana con la Grecia. Le attestazioni di vita più antiche risalgono però all'età preistorica e romana e sono documentate dai ritrovamenti di necropoli preistoriche in contrada Porticone e Difesa Grande, nonché da attestazioni ricognitive di villae romane.

LA NECROPOLI di TERMOLI
La necropoli è situata in località Porticone, a circa 2 Km dalla costa adriatica, lungo il costone occupando uno spazio molto esteso in lunghezza in senso parallelo al lato meridionale della valle del torrente del Sinarca.
I saggi di scavo eseguiti nel 1978 e lo scavo sistematico degli anni 1979-80, hanno portato alla luce 105 corredi tombali.
Le tombe, tutte a inumazione, sono di tipo a fossa cavata nello strato di sabbia giallastra che caratterizza la zona dal punto di vista geologico; la profondità varia rispetto al piano attuale di campagna. I sistemi di seppellimento sono piuttosto omogenei: l’inumato è disteso supino sul fondo della fossa, generalmente con le braccia e le gambe parallele, talora incrociate; il piano di posa non presenta particolarità, fatta eccezione di alcune tombe, in numero molto limitato e tra le meno povere, che presentano uno strato di ghiaia di mare steso con cura solo nello spazio occupato dal cadavere. Ai piedi, molto raramente presso la testa o lungo il fianco, è deposto il corredo vascolare; la copertura della fossa è costituita dagli stessi materiali disposti in modo da formare un tumulo affiorante in antico sul piano di campagna.
Nelle tombe di bambino, che si trovano orientate quasi costantemente in senso N-S, il sistema di seppellimento è semplificato: sono fosse poco profonde coperte da grosse lastre di materiale locale deposte ad un unico livello.
Il corredo vascolare comprende vasi argilla con decorazione geometrica a vernice nera (ceramica di tipo daunio), ceramica di impasto e, raramente, vasi di bronzo. Nelle tombe più antiche, che sono la maggioranza, i vasi sia d’argilla che di impasto sono modellati e decorati a mano; nelle tombe più recenti i vasi, tutti di argilla depurata, sono modellati al tornio e presentano una decorazione a fasce di vernice nera e rossa ottenute con l’ausilio del tornio, oppure a vernice nera e rossa che copre tutta la superficie del vaso.
I vasi di tipo daunio ripetono forme e motivi decorativi che sono caratteristici della produzione vascolare della Daunia, la parte più settentrionale della Puglia dove studi antichi e nuovi collocano più di una fabbrica di questi prodotti (Herdonia, Canosa,m Asculum, Ruvo).
Il repertorio delle forme si mantiene ristretto: sono presenti le brocche di piccole e medie dimensioni, le olle, gli askoi, le coppe monoansate, i vasi su alto piede e gli attingiti.
Nel campo degli ornamenti personali, si nota una netta distinzione tra tombe femminili e tombe maschili; in queste ultime sono presenti le armi, tutte di ferro: cuspidi di lancia o giavellotto, coltelli e, raramente, spade; sono presenti anche rasoi, che sono tutti di bronzo.
Nelle tombe femminili, gli ornamenti personali sono molto abbondanti; sono oggetti di bronzo (fibule, bracciali, anelli, goliere, anelloni da sospensione, pendagli di vario genere), di ferro (fibule, goliere, pendagli), di ambra (pendenti , elementi decorativi di fibule, vaghi di collana),di pasta vitrea (soprattutto vaghi di collana).
Le tombe non occupano un periodo molto vasto; la maggior parte si colloca difatti nel VI secolo a.C., più precisamente nella seconda metà dello stesso secolo. Questo periodo, per il numero e la relativa ricchezza delle tombe, si rileva particolarmente florido sia dal punto di vista demografico che economico.

Se ci sono stati dunque insediamenti preistorici e di età storica, questi andrebbero ubicati sulle colline prospicienti la costa, divise da corsi d'acqua. Probabilmente, in seguito alle scorribande dei Barbari e ai momenti di crisi socioeconomica del basso impero, gli abitanti dei luoghi si sono rifugiati sul promontorio - zona facilmente difendibile, aperta sul mare, alta, con un unico accesso alla terraferma. Le invasioni veneziane e turche con saccheggi e devastazioni, terremoti, passaggi di proprietà tra dinastie e famiglie nobili hanno segnato un momento di calo durato fino al 1770 circa, quando fu concesso ai termolesi di edificare anche lungo le due direttrici che dal Borgo andavano verso la costa e l'interno - conosciute come il Corso (Corso Nazionale) e il Secondo corso (Corso Fratelli Brigida).
La parte antica della città è caratterizzata principalmente dal Castello Svevo (utilizzato come simbolo della stessa città) e la Cattedrale situata in Piazza Duomo.

Il Castello Svevo
Il Castello Svevo è per Termoli il simbolo più rappresentativo, un'icona senza tempo, l'idea stessa della città. La sua architettura improntata a gran semplicità, priva di qualsiasi ornamento e le sue caratteristiche difensive, lasciano supporre che sia stato costruito in epoca normanna (XI secolo), interamente in pietra calcarea e arenaria, nei pressi di una preesistente torre longobarda. Esso è tuttavia definito "svevo" in seguito alla ristrutturazione e fortificazione voluta da Federico II di Svevia nel 1240, dopo i danni arrecati da un attacco della flotta veneziana. Bisogna, tuttavia, tenere conto di altre numerose ristrutturazioni tra cui quella all’indomani del terremoto del 1456 o quella del 1566 derivata da un’incursione turca; altri pesanti interventi risalgono all’Ottocento e al periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Data la sua ubicazione, era il fulcro di un più ampio sistema di difesa, costituito da un robusto muro che cingeva l'intero perimetro della città e da diverse torrette merlate, di cui una si è conservata intatta ed è situata all'ingresso del Borgo antico.
Il Castello rappresenta, oggi nell’immaginario collettivo di Termoli l’”icona” più nota e riconoscibile: è nello stemma cittadino, ma viene anche utilizzato spesso come logo nelle insegne di ristoranti e bar, per identificare prodotti commerciali e associazioni, per segnalare manifestazioni turistiche e culturali.
La Cattedrale
Di notevole interesse architettonico è anche la cattedrale-basilica di stile romanico dove sono conservate le reliquie dei santi patroni della città, San Basso e San Timoteo. Essa è edificata nel punto più alto del promontorio termolese, ha sviluppo longitudinale ed è divisa in tre navate. Sarebbe difficile datare la costruzione della basilica, si pensa possa risalire nel periodo a cavallo tra il XII e il XIII secolo, soprattutto per le influenze pugliesi evidenti nella facciata; ma si può anche dedurre, da alcuni elementi, della presenza di una cattedrale già nel IX secolo-X secolo.
La facciata della chiesa può essere idealmente (e anche materialmente) divisa in due parti, dovuto da un doppio ordine di interventi: quella inferiore, costruzione originaria, che riscontrano numerosi elementi dell’architettura pugliese del periodo Svevo, dove sono evidenti influssi pisani e islamici, e quella superiore, ricostruita dopo il terremoto del 1456, in netto contrasto tra loro.
Nel 1760 l’interno della cattedrale fu trasformato dallo stile romanico allo stile barocco per volontà del vescovo Tommaso Giannelli, persona colta ed amante dell’arte. Il 31 dicembre dello stesso anno, venne scoperta una lapide che attesta la tumulazione, in quel luogo di S. Basso. Quindi il 1° gennaio 1761, il Vescovo ed altri sacerdoti, a porte chiuse, fecero demolire il piccolo pavimento della Cattedrale, dove era stata individuata la piccola lapide e trovarono le ossa del martire S. Basso.
Su una piccola tavoletta di gesso ai piedi dello scheletro si poteva leggere:
“Hic requiesit corpus Bassi episcopi et martis”.
Dopo quasi due secoli, nel 1933, il vescovo Oddo Bernacchia, fa nuovamente ristrutturare la Cattedrale eliminando lo stile barocco per riportarla allo stile originario.
Essendo la vita marinara storicamente legata con quella civile della città, le ricorrenze e le tradizioni di Termoli sono molto legate al mare, come testimonia la peculiare festività di San Basso, che cade ogni anno il 4 agosto, nella quale un simulacro del santo viene portato in processione su di un peschereccio (scelto per estrazione) fino a ritornare nella città vecchia, che ricorda il miracoloso ritrovamento, da parte di alcuni pescatori, delle reliquie del Santo, oggi appunto custodite nella Cattedrale.
S. Basso
Santo più controverso di S. Basso, è difficile trovarlo.
Egli è commemorato nel “Martirologio Romano” al 5 dicembre, come martire e vescovo di Nizza
(Nicia). Ma prima del 1583, quando il suo nome fu inserito nel “Romano” da Cesare Baronio, egli era sconosciuto nella zona, non comparendo negli elenchi episcopali della città. Quando gli studiosi trovarono un S. Basso, si concluse che fosse vescovo di Nicea presso il fiume Varo, cioè Nizza.
Ma altri studiosi lo escludono, giacché nelle due “passio” esistenti e compilate verso il 1350, si parla di “proceres Asiae”, quindi è più probabile che fosse vescovo della Nicea di Bitinia e fu ucciso sotto gli imperatori Decio e Valeriano (251 o 253 ca.).
L’incertezza continua con le reliquie, il Basso venerato in Italia, sembra che debba essere identificato nel martire Dasio di Dorostoro, chiamato anche Basso, di cui parte delle reliquie furono trasferite ad Ancona e da lì il culto il culto si diffuse sulla costa adriatica come a Cupra Marittima ì, Termoli, Fermo, Ascoli Piceno e a Malamocco in Venezia. Comunque sia, a Nizza a partire dal secolo XVII si sviluppò un diffuso culto per S. Basso vescovo e martire, che nel 1922 è stato nominato patrono secondario della città e della diocesi.

Altre ricorrenze molto sentite sono l’ incendio al Castello, che si tiene ogni anno il 15 agosto, e il pellegrinaggio al Santuario di Santa Maria della Vittoria, detto più semplicemente “Madonna a lunga”, che si tiene ogni martedì dopo Pasqua.

L’incendio al Castello vuole ricordare ciò che accadde nell’anno 1566, quando il gran Sultano Solimano, bramoso di invadere e saccheggiare i paesi costieri delle regioni italiane, mirava ad occupare qualche isola in prossimità della costa.
Fallita l’impresa di espugnare Malta, rivolse le sue mire sulle coste adriatiche da Pescara in giù fino alle isole Tremiti. Affidò l’impresa a Pialì Pascià, quale comandante dell’armata di mare e a Mustafà, generale dell’esercito di terra. Fu così che nell’estate del 1566 la flotta ottomana minacciò le coste adriatiche con continui saccheggi e azioni distruttive. Verso la fine di luglio si diffonde il terrore in tutte le coste abruzzesi. I Turchi sono intenzionati a sbarcare, conquistare e distruggere la fortezza di Pescara, operazione fallita perché all’interno vi era una potente guarnigione Spagnola dotata di forte artiglieria. Tentato inutilmente l’assedio, il generale Pialì Pascià ordina l’invasione del litorale più a sud di Pescara che risulta sguarnito di ogni difesa.
La mattina del 30 luglio, circa 7000 Turchi sbarcano alla foce del fiume Foro, con l’intento di rifornirsi di acqua e di far bottino del territorio circostante. L’orda Saracena mette a ferro e fuoco la città di Francavilla portando via anche l’arca d’argento ove era custodito il corpo di S. Franco. Il giorno successivo, i Turchi si spingono in parte verso l’interno  della valle del Foro e in parte verso Ortona, saccheggiando e incendiando, lasciando morte ovunque.
Navigando più a sud Pialì con le galee cariche di soldati, dopo aver veleggiato a largo delle isole Tremiti il 2 agosto 1566 si portò nelle acque di Termoli. La popolazione, vedendoli arrivare, stremata dalle precedenti vicende storiche, abbandonò la città rifugiandosi nelle campagne e in gran parte nella vicina Guglionesi; la città deserta restò in balia degli invasori.
Questi irritati di averla trovata abbandonata e con i segni della desolazione, sfogarono la loro rabbia con la Cattedrale, restaurata dal re di Napoli. Penetrati in essa fecero scempio di tutto, appiccando anche il fuoco nel luogo sacro. Della splendida e venerata Cattedrale rimasero solo le pareti quasi calcificate e l’artistica facciata che con i segni e i danni del fuoco ancora impressi nella pietra, parla attraverso i tempi della primitiva magnificenza. Sembra che i pirati in quella funesta occasione portassero via anche una grossa campana dedicata a S. Caterina.
Oggi, ogni anno, il 15 di agosto ricordiamo questo famoso e terribile assalto, con una meravigliosa “festa” con fuochi pirotecnici che rappresentano proprio l’incendio delle mura e del Castello di Termoli; è uno spettacolo indescrivibile, centinaia di persone che occupano le spiagge e il lungomare Cristoforo Colombo, ragazzi di tutte le età, che attendono la mezzanotte per tuffarsi in acqua sotto il cielo ricoperto da centinaia di colori.

La festività della “Madonna a lunga”, vuole rievocare, anch’essa, quanto è accaduto durante l’assalto dei Turchi al Borgo nel 1566, descritto prima. L’unica differenza è, che questa festa è un pellegrinaggio, in cui si ricordano tutte quelle persone che in cerca di rifugio, andarono in questa chiesetta di campagna per rifocillarsi e poi ritornare a combattere. Oggi, da tutte le chiese della città, si raggiunge il santuario a piedi pregando e intonando canti; dopo la messa, i ragazzi affollano i campi che circondano il santuario di Santa Maria della Vittoria, per pranzare insieme con pasta al forno e l’immancabile pane con la frittata, una vera e propria scampagnata fuori porta che i termolesi e non solo, compiono ogni anno.  Il predicatore Serafino Razzi (priore del convento di S. Marco a Firenze, in viaggio per le prediche di Pasqua tra l’Abruzzo ed il Molise) così descrive questa festività a 11 anni dall’assalto, nel 1577:


“Alli 9 aprile 1577, terzo giorno di Pasqua, andai a predicare alla sopradetta chiesa di S. Maria di  Valentino, altrimenti detta Santa Maria longa ove ciasched’un anno in cotal dì concorre assai popolo, non solamente di Termoli, ma ancora d’altre terre vicine. Viene in particolare milizia di Termoli, cò tamburo, bandiere et ordinanza militare. E poscia nel ritorno combattono alla città dalla parte di terra, c’ò assai piacevole spettacolo: difendendola di dentro da un’altra mano di giovani in abito turchesco, c’ò insegna e tamburi dall’una parte e dall’altra.
E finalmente dopo molte Ambasciate mandate innanzi e indietro: e dopo molte scaramucce fatte et assalti dati, intorno a mezzodì la presero, senza però scandalo o danno alcuno.
E si dee notar; come a detta S. Maria di Valentino, edificata in un vago boschetto, dette le messe, e fatta la predica, quasi tutti fanno collazione dei cibi qui preparati, e portati, onde poi ritornando possono combattere la città nel modo predetto.”

Oltre a queste feste non dobbiamo dimenticare il turismo balneare, Termoli ha visto aumentare ogni anno le presenze estive di turisti ed oggi è una delle più frequentate stazioni balneari dell'Adriatico centrale. La costa termolese è divisa in due litorali: Nord e Sud. Il primo (spiaggia di Sant'Antonio, Lungomare Cristoforo Colombo) è caratterizzato da un arenile non molto sviluppato, dalla presenza di frangiflutti e dalla splendida visuale del Paese Vecchio di cui si può godere in ogni suo punto. Il litorale Sud (spiaggia di Rio Vivo) è ideale per chi vuol praticare sport acquatici, grazie alla sua natura di baia che limita l'altezza delle onde e alla spiaggia larga più di 150 metri. Sono presenti circa 30 lidi balneari, 7 dei quali sul litorale Sud (Rio Vivo); la capacità alberghiera delle città e di 1281 posti letto per 595 camere divise in 19 tra hotel e Residence, il 26% dei quali a 4 stelle.
Le strutture ricettive della città e le acque limpide hanno consentito alla cittadina adriatica di guadagnare ben 13 Bandiere Blu d'Europa negli anni, dal 1990 al 2008.

Etimologia
Esistono diverse ipotesi sull'origine del nome della città:
• La prima fornita dall'Arcidiacono Tommaso da Termoli secondo il quale il nome Termoli deriva da Tres Moles sia per la presenza di antiche terme tra l'altro mai rinvenute e sia dalla presenza di tre torri nella città;
• Altra ipotesi è quella che vorrebbe Termoli come corruzione di Interamnia, tra i fiumi (Biferno e Sinarca);
• Lorenzo Pignorio riprende l'ipotesi di Tommaso da Termoli e fa derivare il nome Termoli da Termulae per via delle piccole Terme che si sarebbero dovute trovare nei pressi della città;
• Secondo Mons. Gennaro De Rubertis durante l'antico dominio della città da parte del monastero di Cassino la città prese la denominazione di Termolantes parola che denota terre appartenenti alla chiesa, libere e immuni dalla podestà secolare;
• Altra ipotesi ancora vuole l'origine della parola Termoli la stessa di Tremiti ovvero quella secondo il quale la frequenza di terremoti avrebbe dato il nome alla città;
• Secondo altri Termoli ha origini greche e quindi le tre lettere finali "oli" sono riconducibili a polis come nei nomi di Napoli o Gallipoli e la radice invece deriva da Terma, limite o confine e quindi città di confine;
• Un'altra tesi sostiene che il nome derivi da Ter Molitus, distrutta tre volte.

In ogni caso non si hanno attestazioni certe.
E' stata inoltre recentemente scoperta dall'appassionato di storia ed archeologia Oscar De Lena la denominazione, o per meglio dire le denominazioni, della città di Termoli nel 700'. La città allora doveva chiamarsi Termole o Termine, come riportato in un'antica carta geografica risalente al 1745 ritraente tutta la costa molisana, rinvenuta in un archivio americano.

Qualche curiosità
Nella città di Termoli si incrociano il 42° parallelo Nord e il 15° meridiano Est; quest'ultimo è il meridiano centrale del fuso orario (UTC+1 o Central European Time) di Berlino, Parigi e Roma (Europa centro-occidentale) che di fatto determina l'ora del fuso stesso (chiamata infatti "l'ora di Termoli"). Il meridiano è denominato Termoli-Etna e questo fa della città adriatica una "Greenwich" italiana. L'incrocio tra le due linee immaginarie avviene sulla spiaggia di Rio Vivo o più precisamente presso la marina di San Pietro, a pochi passi dal luogo dove fino a poco tempo fa era situato un trabucco in disuso (Trabucco di Bricche). I calcoli più datati situavano invece il punto di incrocio in corrispondenza di un'antica torretta semi-distrutta che si trova sempre sulla strada di Rio Vivo. Un bassorilievo ricorda tale luogo.
Il comune marinaro è in disputa con il comune di Ripatransone per il primato del vicolo più stretto di Italia che, a quanto pare, sembra essere quello del comune ascolano, (da 38 a 43 cm contro i circa 50 cm della "rejecélle" termolese) anche se recenti misurazioni stanno riportando il primato Nazionale, e addirittura Europeo, nella città molisana dato che in alcuni punti della stretta stradina il metro si è fermato a 33-34 cm.


Termoli lì, 07/07/2008
Daniela Calignano
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