Gennaro Perrotta
Primo di tre figli, Gennaro Perrotta nasce a Termoli il 19 maggio 1900 da Giuseppe,
direttore dell’ufficio delle poste e poeta dialettale, e da Rosina Colonna.
Completa
a soli 16 anni gli studi superiori presso il liceo classico Vittorio Emanuele
II di Lanciano. Negli anni 1916-1920 frequenta a Firenze l’Istituto di studi
superiori dove si forma per le discipline classiche alla scuola filologica di
Girolamo Vitelli, Ermenegildo Pistelli, Felice Ramorino e, in particolare, di
Giorgio Pasquali, di cui è allievo (e cognato dal 1925).
Chiamato alle armi dal marzo 1918 al marzo 1919, nel 1920 consegue la laurea in lettere antiche a soli ventun anni e con
il massimo dei voti, esordendo lo stesso anno in campo letterario con la
pubblicazione di Ulisse, una
conferenza tenuta presso il liceo classico di Campobasso. Ottiene la libera docenza a ventitré anni
e, quando assume la direzione del liceo di Firenze, risulta il più giovane
preside d’Italia.
A
trentun anni è ordinario di letteratura greca all'Università di Bologna. Poi dal 1930 al 1932
all'Università di Catania, di Cagliari (‘32‘35), di Pavia (‘35‘36), di Firenze
(‘36‘37), di Roma (‘38‘62), dove ricopre la cattedra del grecista Romagnoli.
Come
studioso contribuisce a diffondere il pensiero greco e a rivisitarlo secondo
linee molto originali. Il primo terreno da lui esplorato è
quello della poesia ellenistica, il periodo considerato allora il più opaco.
Nell'analisi delle ardue questioni di attribuzione, di stile, di struttura, di
integrazione di testi che emergono dallo studio dei poeti alessandrini,
Perrotta si forma come filologo. Si accosta successivamente al mondo della
tragedia attica, concentrando i suoi studi su Sofocle e sulla sua opera
ritenuta allora come la meno importante, Le
Trachinie. Si immerge quindi nella critica eschilea ed euripidea, prima di
analizzare il IV secolo a. C. L'ultimo periodo della sua esistenza, prima di
essere stroncato, prematuramente, da un male incurabile nel 1962, è dedicato
allo studio della grande lirica dell'età ionica. Tra le numerose opere di cui è
autore, le più significative sono: Ulisse
(1922); I tragici greci Eschilo, Sofocle, Euripide (1931,
ristampa 1966); Le donne di Trachis
(1931); Saffo e Pindaro (1935, 1967);
Sofocle (1935, 1965).
Largamente adottata nei licei italiani,
la sua Storia della letteratura greca
(194046), è apprezzata anche da Ettore Paratore, che scrive: «la sua opera
dà all'Italia il vanto d'aver prodotto la sintesi più geniale del ciclo più
miracoloso offerto dalla civiltà umana nel campo delle lettere [...]. Il
Perrotta fa l'esatto bilancio dell'ormai mitica Atene periclea o mostra i
limiti della tanto conclamata civiltà speculativa del sec. IV e chiarisce in
linea generale e nei particolari la grande novità costituita dalla civiltà ellenistica».
Altri suoi volumi per la didattica sono: Polinnia:
antologia della lirica greca arcaica ad uso dei licei (1952, 1965, 1986),
in collaborazione con Bruno Gentili, e Mousa:
grammatica greca (1961,1982). Socio dell'Accademia dei Lincei e dell'Accademia
di Saragozza, nel 1955 gli viene assegnato il premio Colombo. Collabora inoltre
a vari periodici letterari.
Dopo
la sua morte sono usciti postumi gli Scritti
minori (1972) e Poesia ellenistica
(1978). Nel 1994 l'Accademia nazionale dei Lincei e il Dipartimento di
filologia greca e latina dell'Università La Sapienza di Roma, hanno organizzato
le "Giornate di studio su Gennaro Perrotta", i cui Atti sono stati pubblicati nel 1996 a
cura di Bruno Gentili e Agostino Masaracchia.